C’era una volta….
un antiquario curioso, alla continua ricerca delle cose antiche, ma anche affascinato da quelle vecchie, quelle che non si usano più, spesso dimenticate o accantonate in soffitta o nella cantina.
Nasce così la mostra sulla storia delle «elementari» italiane dall’Unità ai primi anni del secondo dopoguerra, grazie alla bellissima collezione privata accumulata in trent’anni dall’antiquario bassanese Egidio Guidolin.
Un secolo della nostra vita sui banchi ricostruito attraverso materiali didattici rari o addirittura unici e ormai introvabili.
Una esposizione che offre uno straordinario e variopinto mondo fatto di abecedari, cannucce, pennini, sussidiari, banchi, lavagne, calamai, inchiostri e molto altro ancora che rappresentano una eccezionale e rara esperienza visiva ed emozionale per il pubblico di ogni età. Ogni singolo oggetto esposto infatti si trasforma in una speciale occasione.
Gli adulti possono tornare con la memoria a uno spensierato e gioioso vissuto, magari lontano ma sempre nel cuore.
I più piccini possono scoprire un mondo sconosciuto e affascinante, di cui magari hanno solo sentito i racconti dei nonni.
«Abitavo in una borgata di campagna, distante dal centro del paese e dalla scuola elementare un paio di chilometri. Quando si partiva al mattino, a piedi naturalmente, sia con il bello sia con il brutto tempo, eravamo una bella squadretta e mano a mano che ci si avvicinava alla scuola il gruppo s’ingrossava con l’arrivo dei bambini delle altre borgate.
All’andata non ci si distraeva molto perchè bisognava arrivare puntuali al suono della campanella. La scuola era un edificio degli anni ’30. L’ora della ricreazione era la più attesa, la merenda povera, ma era più importante fare capannello e confrontarsi con le figurine per gli scambi.
Al termine delle lezioni, appena poco dopo il cancello, sul marciapiede sterrato c’era il cerchio disegnato per terra, dove si giocavano delle partite a biglie di vetro colorate, uno dei miei giochi preferiti.
Il ritorno a casa serbava sempre novità e sorprese, e una delle cose che amavamo di più erano le “battaglie” a sassi tra contrade diverse, con le cartelle usate come scudi. Si davano e si prendevano, ma mai nessuno si lamentava, anzi.
La strada che si percorreva era costeggiata da due belle siepi che nascondevano molti nidi d’uccelli, che noi non mancavamo di cercare… Eravamo davvero felici. Forse è per recuperare quei giorni che da tanto tempo raccolgo questi oggetti, questi ricordi, questi pezzetti di felicità».
Egidio Guidolin