Dai pennini alla stilografica

Dai pennini alla stilografica

  • Posted on: 6 Maggio 2013
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I primi strumenti per la scrittura erano le cannucce e i pennini. Il termine cannuccia o “canotto” indicava una piccola asta, generalmente di legno, con una estremità nella quale veniva infilato il pennino. Ci voleva una certa abilità a scrivere con la cannuccia e l’inchiostro, perché era molto importante saper dosare la pressione sul foglio di carta per non rimanere “piantati” sulla medesima.

Mentre la cannuccia poteva durare a lungo, il pennino doveva essere sostituito spesso, perché molte volte si piegava rimanendo, in gergo veneto, “skincato”. Prima degli anni ’30 le cannucce erano in genere monocromatiche, poi arrivarono quelle colorate (una classica era quella con i colori della bandiera) e soprattutto dopo gli anni ’50 ci fu l’esplosione dei colori.

La scrittura con l’inchiostro nelle scuole elementari rimase per tutti gli anni ’60, per lasciare solo più tardi il posto alla stilografica e alla “biro”. Le prime penne stilografiche “parzialmente funzionanti” si datano intorno a metà ’800, ma solo a fine secolo nasce un prodotto affidabile.

In piena rivoluzione industriale, la ricerca era finalizzata a dotare le penne di serbatoio (da cui il termine fountain pen). Nel 1883 Lewis Edson Waterman, con l’invenzione dell’alimentatore multicanale, avrebbe iniziato la produzione di una penna stilografica più efficiente.

Da allora la “stilo” ha avuto un grande sviluppo, con un particolare momento d’oro fra gli anni ’20 e ’50. Con l’introduzione della penna a sfera negli anni ’60 e l’odierna cultura dell’usa e getta, l’uso della stilografica è sempre più raro. Rimane il fascino di questo oggetto prezioso ed elegante, un tocco personale in grado di dare unicità e distinzione alla scrittura.

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